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PRIMO, UN (ANTI)EROE ITALIANO - INTERVISTA A MARCO RIZZO [SECONDA PARTE]


Marco Pantani nell'interpretazione di Lelio Bonaccorso

Seconda parte della chiacchierata con Marco Rizzo. Nella prima parte abbiamo parlato di Primo e Marco Pantani, i due ultimi volumi sceneggiati dallo  scrittore trapanese, adesso ci soffermiamo sulle sue altre attività (come quella di traduttore, sceneggiatore e web journalist). Buona lettura.

I N T E R V I S T A    A     M A R C O    R I Z Z O
[s e c o n d a    p a r t e]

Negli ultimi anni, grazie soprattutto all’opera svolta da Beccogiallo, in Italia si sono moltiplicate le operazioni di inchiesta giornalistica a fumetti. Che tipo di accoglienza riserva il pubblico a questi volumi?

Solitamente buono, a volte ottimo. Credo dipenda dai temi, prima ancora che dal valore effettivo del volume, perché credo che molti lettori si avvicinino a questi prodotti a scatola chiusa. Forse perché si tratta per lo più di lettori non abituali di fumetti, che danno più peso all’argomento, e sono incuriositi dal linguaggio usato. Ecco, se c’è un merito assoluto per questo tipo di fumetti, è che avvicinano lettori di fumetti a temi magari poco noti, e cultori di certe tematiche a un linguaggio che magari solitamente snobbano o conoscono solo per certi versi.

una tavola di Lelio Bonaccorso tratta da Primo


Da giornalista e scrittore, quanto è labile il confine tra approfondimento giornalistico e speculazione quando ci si appresta a documentare a fumetti la vita, le opere e la fine di un personaggio reale?

Intanto posso smentire una diceria, o meglio, una considerazione che ho letto in giro più volte, non solo in Italia, non solo su forum, ma anche su blog di colleghi. Non credo che sia “più facile” scrivere una storia quando si parla di comic journalism.


Mauro Rostagno
C’è una prima fase importante, prima della sceneggiatura vera e propria, dove bisogna fronteggiare innanzitutto la scelta su come affrontare un tema o un personaggio. E poi bisogna raccogliere documentazione, soppesarla, valutarla, scartarla se necessario o approfondirla quasi sempre. Si ha a che fare con la MEMORIA, con le PERSONE e con il RISPETTO. Non è facile. 


Non solo per scrupoli morali. Ma anche perché tutto questo spesso fa dimenticare che bisogna raccontare una storia a un lettore che non deve annoiarsi, non deve sorbirsi bignami e deve conoscere grazie allo scrittore il più possibile su quel fatto o personaggio. Sono belle responsabilità ed è un bel lavorone. Un lavorone che comprende una parte di documentazione e valutazione delle fonti prettamente giornalistico che si scontra con la necessità di raccontare una storia se non vera quantomeno verosimigliante. Per giungere alla verosimiglianza e a un racconto si spera gradevole nella lettura, bisogna trovare dei compromessi narrativi. Ed è lì che entra in gioco lo sceneggiatore. Un esempio letterario? Tutta la letteratura del new journalism, da Capote a Wolfe.

Negli ultimi anni, affianco alla tua carriera di scrittore hai intrapreso anche quella di Editor e traduttore. Quanto è difficile conciliare queste due attività?

A parte trovare il tempo per tutto, non è difficile. Anzi, quello che leggo con attenzione come editor o traduttore spesso mi suggerisce soluzioni interessanti.

Scrivere e leggere fumetti per lavoro ti ha privato della passione della lettura dei fumetti?

Be’, chiaramente quando leggo “per diletto” lo faccio con un occhio più analitico. Ma accade da anni. Anzi, direi da una decina d’anni (più o meno da quando è nato Comicus). Ovviamente sono aumentate le competenze - spero, almeno - e la mole di roba da leggere. Però, quando mi siedo a “documentarmi”, come chiamo con saccente ipocrisia quella parte del mio lavoro, è sempre il momento più bello delle mie attività. Ovviamente devo spiegare a chi mi circonda che in quel momento non sto cazzeggiando, ma sto lavorando eccome. Anche quando leggo “per diletto”.


Visto che hai parlato di Comicus, la domanda mi sembra inevitabile. Essere il fondatore di uno dei principali siti di informazione fumettistica italiana (nonchè quello che ha la community più grande e vivace) ti ha in qualche modo avvantaggiato nel tuo percorso artistico e professionale?

Certo. E' un fiore all'occhiello della mia carriera, che inizialmente si è mosso in parallelo con alcune attività ma che da tempo ho ormai abbandonato. Credo che chi in passato mi ha offerto dei posti di lavoro o ha richiesto le mie competenze, avesse ben presente che tipo di sforzi e capacità erano necessarie per fondare e seguire un sito come Comicus, dunque quelle competenze conquistate sul campo mi hanno certamente avvantaggiato. Comicus figura nel mio curriculum, quanto i miei studi universitari e le mie esperienze extrafumettistiche su testate prestigiose. Credo che a tipi in gamba come Marco Schiavone o Marco Lupoi abbiano capito che tipo di persona sono o quanto sono professionale anche guardando a quell'esperienza..

ancora una tavola di Bonaccorso per Primo

Recentemente sui forum le traduzioni vengono sempre più spesso analizzate, quasi passate ai raggi x. Emergono lamentele e critiche sempre più feroci. Secondo te, fermo restando che i frequentatori del web sono una minoranza rumorosa, c’è un calo qualitativo nelle traduzioni o c’è un pubblico sempre più attento e specializzato? I lettori di comics in italiano, possono stare tranquilli sulla qualità delle loro letture?


Non ho l’autorità per tranquillizzare nessuno, posso garantire per me stesso che mi impegno al massimo per fare del mio meglio, e ogni volta che trovo un errore anche misero - oddio, anche quando leggo una frase che penso che avrei potuto rendere meglio - mi mortifico disperatamente. C’è un pubblico più attento e competente (magari proprio nell’uso delle lingue o nello slang), ci sono più spazi dove esprimere i propri commenti e rimostranze, ma c’è anche un problema a monte.
È una questione complessa, che a che fare con il sistema di produzione nel comicdom nostrano, alla presenza sul mercato di figure non sempre qualificate anche a livello “dirigenziale” (anche nelle realtà più piccole), di tempistiche strette nelle realtà medio-grandi, o di paradossi come la presenza-assenza di Planeta. Non aggiungo altro perché potrebbe sembrare poco elegante, visti i miei trascorsi. E c’è anche da dire che talvolta la minoranza rumorosa è anche una minoranza sgarbata o maleducata. In quel caso, critiche anche legittime si disperdono nel trolling più becero.

Da pochi giorni hai l’onore (e l’onere) di avere un blog tutto tuo sul sito dell’unità. Come affronterai questo impegno e a cosa ti dedicherai su quelle pagine?

Parleremo di fumetti e di attualità (riferendoci ovviamente in particolare a certi temi che mi stanno più a cuore). Cercherò di trovare legami tra quello che leggeremo sui giornali e i fumetti che troviamo sugli scaffali. Ho cominciato “giocando in casa” con un’intervista a Chicca Roveri, compagna storica di Mauro Rostagno, a un mese dal processo agli assassini di Mauro. Poi parleremo di Corea del Nord guardando i disegni di Guy Delisle e vedrete i Paguri parlare di Chiesa e Giovanni Di Gregorio, sceneggiatore di Dylan Dog emigrato in Spagna, parlare di fuga dei cervelli. E ci sarà spazio per un po’ di satira e cazzeggio puro.
Il mio blog “storico”, war bulletin (http://warbulleti.blogspot.com), che si può solo sognare i contatti del blog sull’Unità, aggiornerà quei poveri disperati che vogliono saperne di più sulle mie attività, con annunci, anteprime, segnalazioni di appuntamenti e interviste. Ecco, mi sa che mi toccherà segnalare anche questa. Comincia a considerare due-tre click in più, eh!


Stefano Munarini, Sara Mattioli, Luca Scatasta, Marco Lupoi,
Giorgio Lavagna, Simon Bisi,  Massimiliano Brighel, Marco Rizzo e Giuseppe Guidi
tutti gli uomini della Panini!



[2- Fine]

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