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INTERVISTA ESCLUSIVA A R.M. GUERA: LA NUOVA FRONTIERA DEL WEST

Copertina della rivista Draw! (Twomorrows Publishing)
realizzata da R.M. Guera
Quella che mi appresto a presentarvi è un'intervista, raccolta dal sottoscritto per il numero 167 del magazine Mega (in distribuzione nelle fumetterie del circuito Alastor a partire dagli inizi di questo mese), esclusiva a R.M Guera, disegnatore di Scalped, serie noir (in salsa western) pubblicata negli USA dalla Vertigo. Ammetto che si tratta di una delle mie serie preferite del momento, un vero e proprio cult, imperdibile per tutti gli appassionati del buon fumetto di qualità.

Quando abbiamo realizzato questa intervista Guera era stato invitato al Napoli Comicon e aveva accettato quell'invito con entusiasmo, inconsapevole del fatto che all'ultimo momento (il giorno stesso dell'inaugurazione), a causa di problemi di salute della sua compagna, si sarebbe visto costretto a rinunciare.

I N T E R V I S T A   A   R.M.  G U E R A 

illustrazione di R.M. Guera

Ciao Rajko, benvenuto sulle nostre pagine! Che ne diresti di iniziare questa chiacchierata parlandoci un po’ di te?

Ciao e grazie per avermi invitato. 
Firmo le mie opere come R.M. Guera e sono nato a Belgrado nel 1959.
Non riesco a ricordare nessun giorno della mia vita in cui io non abbia realizzato qualche tipo di disegno. Il bisogno di disegnare mi ha accompagnato lungo il corso di tutta la mia esistenza e si è sempre manifestato intorno ai fumetti. Nel corso della mia carriera, ormai sufficientemente lunga, ho davvero realizzato una quantità incredibile di lavori molto differenti tra loro: studi per il Museo delle Scienze, espositori per l’Honda, annunci pubblicitari, poster per festival di musica Jazz & Blues, story boards per film di animazione, strisce satiriche. Ma al centro di tutte queste attività c’è sempre stata la mia conoscenza dei fumetti.
Dal 1991 vivo a Barcellona, in Spagna, e negli ultimi cinque o sei anni sono diventato abbastanza famoso per essere il disegnatore della serie “Scalped” scritta da Jason Aaron ed edita negli Stati Uniti dalla DC/Vertigo. Entrambi siamo molto orgogliosi della ottima accoglienza che il pubblico e la critica le hanno riservato.

Sei nato in Yugoslavia, una nazione che non esiste più, ricordi qualcosa della scena fumettistica del tuo paese durante gli anni della tua infanzia? Nelle edicole c’erano fumetti stranieri?

C’è una specie di disinformazione riguardo la Ex-Yugoslavia: è vero che era difficile vivere lavorando esclusivamente per i comics, molto difficile, ma è pur vero che avevamo un numero più che sufficiente di editori che pubblicavano abbastanza fumetti da permetterci di formare i nostri gusti.


Le pubblicazioni della “Fleetway” provenienti dall’Inghilterra, quelli della “Dargaud” dalla Francia. Anche i fumetti provenienti dall’Italia erano presenti in numero significativo. Alan Ford, Diabolik. Ho letto tutti gli episodi della giovinezza di Bret McDonald, così come quelli dell’arrivo di Pat McDonald nel selvaggio West (il riferimento è ai personaggi della bellissima serie Storia del West di Gino D’Antonio – ndStefano), senza tralasciare le avventure di Ken Parker, quelle di Tex Willer e così via. E potrei proseguire con Umpah-Pah, Johnny Hazard, Lucky Luke, Blueberry.

Tex Willer nell'interpretazione di R.M. Guera


Quali autori ti hanno maggiormente influenzato?

Mi hanno influenzato davvero in tantissimi, principalmente quelli anziani, I vecchi maestri. Da ragazzino ero fortemente influenzato da Joao Mottini, Alberto Breccia e Ruggero Giovannini.
Più tardi, quando avevo circa venti anni, ci fu un’esplosione di influenze: Frank Robbins, Jack Davis, Wallace Wood sul versante americano, mentre su quello europeo scoprii Jean (Moebius) Giraud e Franquin. Ma sono davvero troppi per menzionarli tutti. E tra le mie influenze dovrei citare tanti, tantissimi, libri, film, fotografi (ho una vera passione per Cartier Bresson), pittori. Una moltitudine.

Per molto tempo hai affiancato alla tua carriera di disegnatore quella di chitarrista. Per quale motivo hai deciso di non suonare più e cosa ti ha fatto scegliere la carriera di disegnatore?

Era fisicamente molto difficile, se non impossibile continuare a svolgere con serietà entrambe le carriere. Per fartela semplice, avevo cominciato a essere sempre troppo stanco. Ero a un bivio, dovevo decidere se mollare una delle mie due attività p cominciare ad assumere sostanze chimiche. Le droghe erano assolutamente fuori discussione, così optai per quella che con tutta probabilità era la mia passione più profonda e antica – disegnare;

Quali sono state le tue esperienze lavorative prima che tu iniziassi a collaborare con la DC Comics?

Mi fai ancora una volta una domanda che mi costringerebbe a darti una risposta troppo lunga. Son davvero troppi per essere menzionati tutti. Per lo più lavori che tu faticheresti ad immaginare: copertine, studi scientifici, progetti per zone destinate alla costruzione di acquari, lavori pubblicitari di tutti i tipi, posters… davvero troppi.

Quando hai cominciato a lavorare su Scalped?

Sei anni fa.

Chi ti ha ispirato per il cast di Scalped?

Nessuno in particolare. Una buon soggetto è forse la cosa più importante.
Dopo aver letto il soggetto di Scalped mi son potuto immergere in esso, sentirlo e dare un volto ai protagonisti. Ma no, nessuno mi ha influenzato nel creare il cast di Scalped.

Che mi puoi dire di Jason Aaron. Che tipo di relazione lavorativa avete costruito? Vi capita mai di parlare dei futuri sviluppi di Scalped?

Dopo tutti questi anni non ci capita molto spesso. Capita abbastanza sporadicamente di sentirci se c’è qualcosa di poco chiaro. Insieme ci siamo trovati bene sin dall’inizio, e per inizio intendo quando ci siamo scambiati la sinossi e i primi sketches. Forse è una questione di chimica, tra noi scorre una energia positiva, così entrambi ci lasciamo influenzare dale opinion altrui. Per me è molto importante che Jason sia contento delle mie pagine. E credo che lo stesso valga per lui, suppongo. E comunque è una grande, grandissimo personaggio.

tutto lo staff di Scalped al gran completo!
Da sinistra verso destra il letterista  Steve Wands, Jason Aaron, l'editor Will Dennis,
R.M. Guera, la colorista Giulia Brusco e l'editor Mark Doyle
(foto scattata in occasione della NYCC '10 e pubblicata da comic book resources)


Che tipo di sceneggiature ti passa Aaron, e qual è il tuo approccio alla tavola? Quanta libertà hai nella realizzazione di una tavola?

Non mi son mai sentito censurato o sottoposto a restrizioni. Ho piena libertà, ma mi limito a quello che Jason scrive. Non voglio rischiare di disegnare qualcosa che possa essere incoerente con la sceneggiatura, e inoltre, davvero non apprezzo quando la tavola non è comprensibile. La chiarezza è la forza. Lo Storytelling è il mio principale obiettivo ed è sullo storytelling che lavoro con impegno. I miei disegni sono la conseguenza del mio storytelling, non l’obiettivo che perseguo attraverso di esso. La storia. È la storia che guida Jason e me. Dimostrare la nostra abilità è secondario. Se discutiamo, lo facciamo riguardo la storia, più di quanto lo si faccia per i soggetti o i disegni.

Cosa ci sarà nel tuo futuro artistico dopo la conclusione di Scalped?

Ci sono davvero molti progetti in cantiere. E voglio sottolineare che sono davvero molti. Attualmente sono in fase di pianificazione, ma posso già dire che ho intenzione di lavorare sia sul mercato americano che su quello europeo. Ammiro e amo entrambi i mercati, e mi sento davvero fortunato per essere in grado di lavorare in entrambi, senza appartere completamente a nessuno di essi.

Grazie per questa intervista! C’è qualcosa che ti piacerebbe aggiungere o che ti piacerebbe dire ai nostri lettori?

Grazie per avermi ospitato. E un grande grazie ai lettori, dobbiamo tutto a loro e alla loro apertura mentale. Spero di incontrare moltissimi di voi al Napoli Comicon di quest’anno!


spettacolare commission di R.M Guera

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