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ALICE DARK: FINE DELLA CORSA


Alice Dark




Andrea Domestici, direttamente sulla sua pagina facebook, ha comunicato la ferale notizia della chiusura di Alice Dark. La serie dedicata alla bruna detective impegnata in investigazioni internettiane e virtuali terminerà la sua corsa con il numero 8, la cui uscita è prevista per il mese di Aprile.

Che il successo non avesse arriso da subito alla innovativa serie di Lorenzo Bartoli e Andrea Domestici lo si era, purtroppo, capito già un paio di mesi fa, quando era stato annunciato un cambio di foliazione con la conseguente riduzione del prezzo di copertina (ridotto da € 3,90 a € 3,00).

La chiusura di Alice Dark, oltre a far dispiacere per il fallimento di un progetto molto ambizioso varato dall'editoriale Aurea, mette a nudo diverse difficoltà per i nuovi fumetti che faticano a imporsi a un pubblico sempre più esiguo e distratto (e magari poco voglioso di misurarsi con la lettura di qualcosa di nuovo e sconosciuto, proposto in un formato diverso dal solito e, dunque, poco "rassicurante") e con una distribuzione sempre meno incisiva e capillare; se l'edicola, insomma, una volta rappresentava l'ideale punto d'incontro tra lettori e proposte editoriali, oggi sempre più si sta rivelando un handicap che richiede grandi tirature (con notevole aumento di costi di stampa, produzione, distribuzione e gestione dei resi) ma non offre più un grande pubblico.

L'autore romano non esclude la possibilità, in un futuro non ben specificato, che Alice Dark possa tornare, in un formato editoriale differente, per raccontare la sua ultima (?) storia, il team-up con Arthur King la cui pianificazione era stata originariamente pianificata per i numeri 9 e 10 della testata.  Per una porta che si chiude, come scrive lo stesso Domestici sempre su Facebook, se ne aprono due. Prossimamente, infatti, in edicola, sulle pagine di una nuova rivista dedicata al pubblico dei più giovani in preparazione presumibilmente negli uffici dell'Aurea, tornerà un'altra creazione dell'autore, quel Bambino dei Moschini creato in coppia con Paolo D'Orazio.

teaser che annuncia il ritorno de il bambino
dei moschini


7 commenti:

Anonimo ha detto...

ma non è che alice dark chiude perché non è piaciuto?

Comix Factory ha detto...

Potrebbe anche essere, ci mancherebbe, ma io credo che in edicola diventa sempre più difficile trovare spazio. Il fatto di piacere è secondario se non riesci a trovarlo. Ma sono opinioni

Gianluigi Filippelli ha detto...

A Milano la distribuzione di Alice Dark è stata buona, quindi forse l'albo non è piaciuto.

Comix Factory ha detto...

Su ayaaak.net leggevo molte lamentele sulla scarsa efficacia della distribuzione. Ora con tutto rispetto, è vero che stiamo inguaiati, ma se la distribuzione non fosse buona neanche a Milano (la capitale economica d'Italia) dovremmo davvero ritirarci. Il problema della distribuzione è nelle zone di periferia, nelle province e nei luoghi meno facilmente raggiungibili. Detto questo, ovviamente potrebbe anche non essere piaciuto. Ci mancherebbe

Anonimo ha detto...

Io non sono molto daccordo sulla questione "edicola". E' vero che oggi le edicole sono un bazar ma se immaginiamo i fumetti cartacei (lasciamo stare in questo ambito la diffusione via web) come prodotti che devono raggiungere il pubblico più vasto è il canale delle edicole quello più adatto. Daccordissimo sul fatto che occorrano elevate tirature per essere presenti in tale canale ma ugualmente stampare solo per le fumetterie significa non andare oltre le 3 mila copie (e mi son tenuto largo) per cui il prezzo per il pubblico sarebbe stato decisamente più alto. In estrema sintesi: io Alice Dark l'ho abbandonato dopo il numero 1 e semplicemente perchè non mi era piaciuto. Il nocciolo sta tutto qui: se un prodotto non piace e non vende, chiude.

Andrea Greco

Superheld ha detto...

E' così difficile accettare l'idea che un albo chiude perchè non vende?
E' così difficile accettare l'idea che la distribuzione non c'entra niente?
E' così difficile accettare l'idea che un albo, quando parte da un progetto non convincente e di scarsa qualità, quasi sicuramente finisce per chiudere dopo pochi mesi?
Diciamoci la verità: l'editoriale Aurea (o ex-Eura) è solo Dago, poi c'è Dago e ancora Dago. Devono ringraziare che esiste uno scrittore straordinario, forse il migliore del mondo che si chiama Robin Wood, le cui storie permettono di impreziosire sia gli albi monografici che gli inserti sui settimanali.
Se togli Dago, resta ben poco e quel poco non sarebbe sufficiente per assicurare la continuazione o la giustificazione dell'esistenza.
Nel commento ad un altro articolo, avevo consigliato alla Aurea di concentrare i loro sforzi su Dago e di lasciar perdere progetti caratterizzati da poco senso (come una serie di arti marziali a Milano!) e destinati ad imitare Alice Dark. C'è ancora tanto buon fumetto sud-americano su cui investire.
La GP, con buona intelligenza, sta proponendo i classici del fumetto franco-belga (Durango, Comanche) ad un prezzo e formato popolari. Questa è la strada. Di tanti fumetti "italiani" apparsi negli ultimi 5 anni, solo Kepher è parso quello realisticamente convincente. Tutto il resto è stato un gigantesco buco nell'acqua.
Ma per fortuna che alla Aurea hanno Dago.

michele petrucci ha detto...

Visto che tutto il fumetto in edicola (bonelli e disney compresi) negli ultimi anni sta soffrendo non penso il problema possa risursi a "piace" "non piace".

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